Considerazioni a conclusione dell’assemblea sulla legge 194

L’assemblea di sabato alla Piccola Libreria 80mq, sull’importanza di creare consapevolezza sulla legge 194, è stata un momento di confronto basato sullo stato delle cose e sulla necessità di coinvolgere tutti nelle difesa di un diritto fondamentale dell’individuo, in particolare di tutte le donne, di poter decidere del proprio corpo.
Eravamo tantissimi e questo dimostra la forte attenzione che c’è ancora sul tema. Dopo le testimonianza dell’avvocato Elena Coccia, femminista del comitato pro 194, e del ginecologo non obiettore Giampiero Di Marco, è iniziato un confronto sulle criticità di una legge che se da un lato ha permesso un grande balzo in avanti in termini di conquiste civili, dall’altro contiene ancora degli aspetti da migliorare, come la possibilità incondizionata di dichiararsi obiettori di coscienza, limitando quindi un diritto riconosciuto dalla legge.
Dopo i tanti interventi, é stata riaffermata la necessità di tutelare la legge 194, volta a salvaguardare l’integrità psicofisica della donna, garantendo un’assistenza qualificata in strutture pubbliche, completamente gratuite. Alla base di tutto c’è la necessità di respingere qualsiasi forma di strumentalizzazione che possa anche minimamente scalfire la laicità di una legge dello Stato italiano, voluta e votata da milioni di cittadini.
Infine, per sopperire alla disinformazione che aleggia sul tema ci preme condividere con tutti le opportunità e le possibilità che ha una donna nel ricevere aiuto e assistenza anche grazie a gruppi come quello dell’UDI (Unione Donne Italiane). Tale comitato dà assistenza non solo morale ma anche pratica a chi vi si rivolge, garantendo al soggetto di poter trovare ospedali dove ricevere le cure necessarie garantite dalla legge 194, scavalcando quindi l’ostacolo dei medici obiettori di coscienza.
In calce a tutto, dopo il silenzio di questi giorni per non cadere nella bufera alzata da una sterile provocazione, permetteteci una considerazione anche su quanto successo a seguito delle dichiarazioni del parroco di Vairano Patenora, Luigi De Rosa.
Lungi da noi elargire sentenze e giudizi, queste cose le lasciamo ad altri, le lasciamo a chi crede di essere investito da una morale superiore tale da poter asserire cose vergognose e infondate sentendosi in dovere di dirle e ribadirle. Purtroppo ancora una volta ci troviamo a combattere contro ignoranza, stupidità e maleducazione; é il caso del vile e becero attacco effettuato dal prete di Vairano Scalo Luigi de Rosa, il quale non ha esitato a definire “puttane , troie e sgualdrine ” le donne che scelgono o solo pensano di poter praticare l’aborto, condizione sancita da una legge dello stato, la 194 appunto. La Piccola Libreria 80mq e in particolare le attiviste donne, condanna fermamente le parole di Luigi de Rosa, volgari ed offensive, pregiudizievoli e soprattutto pregne del più bieco maschilismo.
In conclusione, ribadiamo il nostro impegno a lavorare sul fronte dell’informazione e a costruire sempre più luoghi di confronto come quelli di domenica. Solo in questo modo si può costruire consapevolezza circa i propri diritti e coscienza nel difenderli continuamente.

Legge 194 ed obiezione di coscienza. ASSEMBLEA PUBBLICA

Sabato 11 Aprile allre ore 17.30, in contemporanea con la manifestazione nazionale contro l’aborto, la Piccola Libreria 80mq invita tutti a partecipare ad una assemblea per discutere sulla libertà di poter scegliere del proprio corpo e sull’importanza della legge 194 (interruzione volontaria di gravidanza).

INTERVERRANNO:

Elena Coccia avvocato penalista | comitato per l’applicazione della 194 | femminista
Giampiero di Marco  ginecologo non obiettore

Abbiamo scelto di organizzare questa assemblea in quanto lo stesso giorno si svolgerà a Caserta, dinanzi alla clinica S. Anna, una preghiera collettiva da parte del movimento cosiddetto (o autodefinitosi) “pro life” nei confronti di chi sceglie una via diversa dalla loro idea seppur garantita dalla legge. Noi crediamo, invece, sia più utile discutere, argomentare, ascoltare e scambiare opinioni in merito, tenendo fermamente presente la libertà di coscienza di ogni singola donna che, in autonomia e senza condizionamento alcuno, deve poter operare una scelta di vita (già complessa e spesso anche dolorosa) che sia consapevole e propria, senza per questo sentirsi oggetto di critiche o “criminalizzata” come fosse un essere indegno, un’assassina o una persona contro la vita.