Una centrale a biomasse a Calvi Risorta. Cosa pensa l’amministrazione comunale?

Voci terribili si aggirano per l’Agrocaleno.

Dopo lo scampato pericolo del Gassificatore di Capua, merito dell’aumento della percentuale di differenziazione che ha reso inutile l’impianto, una nuova minaccia pende sulle nostre teste.320179_287423494613228_968323916_n

Da alcuni giorni circola la notizia che la Iavazzi S.r.l. (un’azienda Casertana collegata all’Impresud S.r.l. che si occupa della raccolta rifiuti a Calvi Risorta) sia intenzionata a costruire una centrale a biomasse nell’area dell’ex-Pozzi, un territorio che si estende tra Sparanise e il demanio di Calvi Risorta. La notizia giunge a seguito del finanziamento di 23 milioni di euro concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Iavezzi Srl per la costruzione di una centrale a biomasse.

La notizia è tragica se pensiamo che, nonostante le centrali a biomasse dovrebbero bruciare esclusivamente biomasse (cippato vergine, legna, oli vegetali), la sostenibilità ambientale dell’impianto suscita dubbi considerevoli visto che può bruciare biomasse prodotte esclusivamente entro 70km dal sito e che in assenza di esse è possibile bruciare ecoballe. Infatti, il Decreto Legislativo n.387, art. 2, del 2003 consente di trasformare ogni tipo di “fornace”, quindi anche quelle a biomassa, in possibili inceneritori, in quanto accomuna la biomassa al Combustibile derivato da rifiuti (Cdr), meglio conosciuto come ecoballe.

Guardando al nostro territorio, sicuramente non basteranno i boschi dell’intera regione né è possibile che si importi biomassa, mentre è estremamente facile reperire in loco le ecoballe.

I dubbi sono leciti e dopo il secco no delle amministrazioni comunali di Pignataro Maggiore e Sparanise, pretendiamo che anche l’amministrazione di Calvi Risorta dia una risposta in merito.

Speriamo che il sindaco Caparco scelga di tutelare la nostra salute e l’ambiente, riconoscendo che non è tramite l’incenerimento che si risolve il problema rifiuti ma solo con una forte spinta alla raccolta differenziata si può davvero creare un’alternativa forte.

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COMUNICATO STAMPA