In tutto il corso della nostra vita associativa, nelle tante assemblee fatte, tra le tante idee discusse, molte volte abbiamo sognato di poter fare qualcosa per il sito archeologico di Cales, culla della nostra cultura e delle nostre radici di cittadini dell’Agro Caleno.
Finora però è stato solo un sogno, ma ora grazie all’impegno dell’associazione Archeo Cales e ad un progetto di riqualificazione finanziato dal CSV Asso.Vo.Ce, questo sogno diventa realtà. Il progetto, infatti, intende coinvolgere tutte le associazioni del territorio, quindi anche il Laboratorio 80mq avrà l’opportunità di partecipare ai lavori di pulizia e sistemazione dei tesori visitabili e visibili di Cales, come il cardo massimo, il Teatro Romano e i cunicoli della rete idrico/fognaria della città antica.
Lo scopo dei lavori sarà di ridarà dignità all’antica Cales, prima città Ausona, poi colonia romana, ma sempre splendore del basso Volturno. Ancora visibili sono i resti delle antiche domus romane, delle strade principali, ma soprattutto delle Terme di S. Leo e quelle centrali, dell’Anfiteatro, del Teatro e dell’annesso Tempio. Oltre le mura, il Castello, la Cattedrale Romanica, il Seminario Settecentesco e la cosiddetta Dogana Borbonica, nell’area corrispondente all’arce medievale. Inoltre di rilevanza paesaggistica e archeologica sono i sopra citati cunicoli, le vie cupe e le grotte: Palombara, Sette Venti, Serola, dei Santi e delle Formelle.
Nonostante la gioia dell’opportunità concessaci, rimane però l’amaro in bocca per tutte le attuali vicende che riguardano Cales:
- L’antica città da almeno un decennio versa nella totale incuria e abbandono, alla mercé di scavatori clandestini e vandali. Gravi colpe le hanno le varie amministrazioni comunali che nel corso degli anni, hanno avuto memoria dell’antico passato di Cales e della necessità del recupero e della valorizzazione delle sue antiche vestigia, quasi sempre solo in campagna elettorale, o in qualche conferenza dove pavoneggiare impegni mai messi in essere. Basti pensare che proprio in questi giorni il sindaco di Calvi Risorta interverrà alle scuole medie per una conferenza con il soprintendente, per parlare dei rifiuti sversati in tutta l’area. Eppure anni addietro, sempre in una conferenza sul tema, noi ponemmo il problema al sindaco (documentato con foto) e in quell’occasione con rabbia ci fu risposto che già erano stati presi provvedimenti in merito; salvo poi dimostrare di aver solo disperso parole al vento, visto che i rifiuti sono ancora lì.
- Rimane l’amaro perché molti dei resti degli antichi monumenti sono su terreni di proprietà privata, come la via d’accesso all’Anfiteatro o i terreni antistanti alle terme, che continuano anche a essere coltivati. Questa situazione costituisce un limite alle possibilità di un libero accesso ad essi da parte dei visitatori, ma anche un limite alle possibilità di recupero e valorizzazione degli stessi, sia da parte degli Enti pubblici che delle associazioni volontarie.
- Rimane l’amaro perché tutto il nostro lavoro potrebbe servire a poco o nulla se alle spalle del Teatro Romano fosse costruita la centrale a Biomasse di Iavazzi, realizzazione sostenuta dall’attuale amministrazione comunale. La presenza della centrale, infatti, sarebbe fortemente in contrasto con la realtà di un parco archeologico ambientale, finalizzato oltre che a salvaguardare l’area anche ad attrarre turisti.
Tutto questo è ingiusto.
E’ ingiusto perché Cales rappresenta la nostra storia, ciò che siamo e siamo stati. Soprattutto è ingiusto perché la costruzione di un parco archeologico ambientale e di un Museo dell’Antica Cales potrebbero essere da volano per la creazione di un indotto turistico, che rappresenterebbe soluzione e alternativa per i tanti giovani costretti ad emigrare altrove per mancanza di opportunità lavorative.
Concludiamo con un dubbio: a breve saranno completati i lavori del Castello Aragonese, struttura di proprietà del comune. Quale sarà il futuro di questa struttura? Diventerà davvero il punto di partenza per un reale rilancio e valorizzazione di tutta l’area dell’antica Cales o resterà “una cattedrale nel deserto”?