In un momento storico-sociale pericoloso e preoccupante per i lavoratori, come quello che stiamo vivendo in questi mesi, la desertificazione industriale e la crisi colpiscono in modo atroce l’Agro caleno, triste protagonista di una volontaria “diaspora” imprenditoriale che abbandona le maestranze.
Ecco i dati: 600 posti di lavoro perduti o a rischio, ben 2 tavoli di confronto riguardanti aziende calene aperti presso il Ministero dello Sviluppo Economico, capannoni chiusi, deserti, abbandonati, in vendita; e ancora, Siltal eArte Seta Alois in liquidazione, dipendenti della Rieter in cassa integrazione, la Tower in grave difficoltà, l’intera zona Asi diPignataro Maggiore in crisi.
Terra di Lavoro non è più tale e pare che invece nella nostra comunità si voglia schivare e scavalcare il problema, per spostare l’attenzione su problematiche di rilevanza minore.
Molti dei politici oggi presenti al Meeting, più simile a un Tribunale per la quantità delle personalità condannate per corruzione, concorso esterno in associazione camorristica e finanziamento illecito, non sono in grado di illuminarci su come far risorgere lavoro e legalità nell’Agro caleno. Il nostro timore, che non deriva da spirito di pura contestazione in quanto tale, è che il fantomatico Meeting diventi esclusivamente una passerella di politicanti condannati e un incontro pubblico tra politici locali e dirigenti.
Per concludere, la recentissima cancellazione del contratto nazionale per i metalmeccanici – da parte di Federmeccanica con il gentile servilismo di Cisl e Uil – si instaura a gambe tese nello scenario del lavoro contemporaneo come formalizzazione di un processo di restaurazione dell’intera società, puntando all’inquietante e irreversibile ribaltamento dei valori generali.
Oggi è in atto una vera e propria massificazione dell’operaio, che comporta radicali mutamenti nei modi di vita così come nelle modalità di lavoro; l’odierno sistema di produzione è volto a realizzare un attuale sfruttamento dei lavoratori al fine di massimizzare il profitto dei capitalisti, tralasciando diritti e dignità dei lavoratori.