Antifascisti oggi come ieri

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati! Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate li, o giovani, col pensiero, perchè li è nata la nostra costituzione!”

Così citava il giurista, scrittore e politico antifascista Piero Calamandrei che fece di ogni sua esperienza politica, forense ed universitaria  una lotta contro il regime fascista. Seguì, “con trepidazione e fierezza”, la nascita e l’espansione del movimento partigiano, mantenendo contatti e collaborando con la Resistenza. Il suo atteggiamento fu definito “di solitario disdegno…”, poiché “…verso i padroni e i loro servitori, non si saprebbe dire quale dei due detestasse di più”.

Noi giovani del laboratorio 80mq ci impegniamo affinché l’antifascismo non sia solo un fatto storicamente avvenuto in un passato più o meno lontano, non sia più visto da molti giovani come un  “pericolo scampato”, come delle paure ormai superate; ci proponiamo invece di tenere il dibattito sempre acceso, cerchiamo di non sottovalutare ogni focolaio che possa rigenerarsi, tentiamo di prestare la dovuta attenzione ai gravi fatti attuali che destano preoccupazione per la vita giusta della società civile ma che spesso vengono decontestuallizzati da una vera e propria matrice di stampo fascista, tanto da essere facilmente sottovalutati nella loro portata persuasiva.  A questo proposito esprimiamo il nostro pensiero per convincerci e convincere a non abbassare la guardia nei confronti di un male che tanto dolore ha già portato in passato ma che non  smette di farlo tutt’oggi disegnando una società divisa, timorosa, razzista e diseguale!

Il fascismo non è morto il 25 aprile 1945. Sin dalla fine della II guerra mondiale i fascisti, si nascondono dietro sigle, partiti che professano con nuovi linguaggi la solita fetida ideologia fondata su ignoranza e violenza. Il problema non è tanto questo fascismo, potremmo dire “visibile”, di gruppi e gruppetti di provocatori, di urlatori da stadio, che ha lo scopo di mascherare un ben più radicato movimento fascista. Questa nuova forma più complessa è quella che calpesta i diritti dei lavoratori, che riduce all’osso i già residuali spazzi di democrazia, che crea barriere di classe nell’istruzione, che arruola nuove milizie in organizzazioni legittimate dalla legge, quali le ronde xenofobe; è quel fascismo che costringe i migranti allo sfruttamento e che istituisci i centri di identificazione ed espulsione. A tutto ciò noi dobbiamo opporci mostrando attraverso la cultura come la società civile sia impregnata di questo marciume, di queste logiche classiste, razziste, nazionaliste e sempre attraverso questa mostrare come ci si possa liberare da tutto ciò e fondare così una nuova società più giusta e quindi anche antifascista.

Proprio per questo tutti noi riteniamo che troppi hanno sbagliato. Dall’amnistia, alla normalizzazione dei reduci del ventennio, dal lassismo verso i focolai locali di giovani fascisti all’assalto ai movimenti studenteschi. Oggi non si parla più di antifascismo perché si pensa di aver estirpato dalla società questo germe, ma non è così. Il fascismo è ovunque, intrinseco nella nostra cultura che ci porta ad odiare chiunque mina la quotidianità con la propria diversità.

Il passato ci regala grandi lotte condotte a costo della propria vita, grandi azioni coraggiose, grandi insegnamenti che dovremo far nostri nella formazione di coscienze più consapevoli e riflessive che si indignano dinanzi a soprusi ancora oggi in atto, nei confronti degli stranieri, dei più deboli e dei diversi; la storia ci insegna che l’antifascismo, pur non ponendosi come un unico movimento unitario – le forze sociali impegnate contro il fascismo furono molteplici e caratterizzate da spontanei movimenti operai, contadini e popolari cosi come da oppositori non politici e anche distinti da diversità sociopolitiche – ha avuto il grande merito di opporre la prima forma di resistenza alla dittatura dilagante in Italia, attraverso azioni e atti di coraggio da parte delle più disparate personalità della classe subalterna.

Dobbiamo avere il coraggio e la consapevolezza di ammettere che, nonostante le grandi lotte passate, le tante e dolorose morti di chi ha strenuamente combattuto contro idee ingiuste, c’è ancora molto da fare e da dire in una società che,  più che estirpare definitivamente questo male, lo ha “normalizzato”, lo ha reso silenzioso e quotidiano, lo ha reso un “modus vivendi”, una cultura ormai metabolizzata che ci fa vedere lo straniero come un delinquente, il lavoratore come un nullafacente cui tutto è dovuto, il “diverso” come un qualcosa di pericoloso da contrastare, l’associazionismo come un pericolo, i gruppi alternativi come fondatori di pseudo-ideologie che vogliono stravolgere lo status quo che non va destabilizzato. A questo modo di vedere, intriso di disuguaglianze e ingiustizie sociali bisogna continuare ad opporsi.

Il male non è sopito! Tutt’oggi non bisogna abbassare la guardia, c’è bisogno di essere attenti, di avere il controllo delle situazioni più silenziose per non lasciare nuovo spazio al fascismo o neofascismo. C’è bisogno di unire chi, all’epoca, ha combattuto da partigiano a chi oggi pensa da antifascista, c’è bisogno di unire i valori della Resistenza a quelli dell’associazionismo, c’è bisogno di unire il ricordo di chi ha dato la propria vita per la nostra libertà e la giustizia e chi, ancora oggi, vuole più rispetto dei diritti umani e una società più giusta. E’ nel ricordo, nell’informazione, nella collaborazione, nella denuncia delle disuguaglianze che stanno un futuro antifascista e una società migliore!

(intervento sull’antifascismo – 24/04/2013 LIBrERiAZIONE IV edizione)

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